Per me ogni prima ascensione è un’opera d’arte, un atto di creazione creativa: la realizzazione di una linea immaginata attraverso una parete nella realtà, l’unione di singoli passaggi e lunghezze di corda in un insieme il più possibile armonioso, secondo uno stile preciso.

Nel corso degli anni, il carattere delle mie prime ascensioni è cambiato. Le mie prime nuove vie erano “selvagge”, spesso su roccia friabile, sempre con protezioni scarse e quindi molto rischiose. All’epoca valeva la regola: più difficile e meno protetta era una nuova via, maggiore era il prestigio e il rispetto guadagnato dal suo primo salitore nell’ambiente. Alcune delle mie vie di quel periodo non sono mai state ripetute fino a oggi.

Forse è stata l’età crescente e la maturità acquisita che, a metà degli anni Novanta, mi hanno portato a un cambiamento di prospettiva. Volevo che le mie nuove vie fossero ripetute. Un numero più ampio possibile di arrampicatori doveva poter godere di nuove linee senza esporsi in modo sconsiderato a rischi eccessivi. Da allora ho iniziato ad attrezzare le soste in modo solido con spit, ma ho mantenuto le lunghe distanze tra le protezioni intermedie nelle lunghezze di corda. Così sono nate vie con difficoltà elevate fino al IX grado, con protezioni ragionevoli ma non eccessive, come Phantom der Zinne e Alpenliebe sulle pareti nord della Grande e della Cima Ovest.

Oggi mi sta particolarmente a cuore aprire vie protette in modo analogo anche in gradi di difficoltà più bassi. La Grohmann-Hainz-Führer sulla Grande Cima e la Skyline sulla Cima Ovest sono lunghe nuove salite di IV e V grado, con arrampicata varia, perfettamente attrezzate per i ripetitori e situate su cime di grande rilievo.